Titolo: La memoria del corpo
Titolo originale: The fact of a body
Autrice: Alexandria Marzano- Lesnevich
Serie: n.d.
Casa editrice: Piemme
Formato: rilegato
Prezzo: 18,50 € (cartaceo)
/ (cartaceo economico)
9,99 € (digitale)
Pagine: 378
La lettura de La memoria del corpo non è semplice ne, credo, adatta a tutti i tipi di lettore. E’un pugno nello stomaco, una doccia di acqua ghiacciata che attanaglia il cuore del lettore e si insinua sotto la sua pelle fin dall’inizio per accompagnarlo fino alla fine delle pagine e forse anche oltre.
Parte thriller investigativo, parte memoir, parte legal thriller, La memoria del corpo è un’alternanza di punti di vista e di narrazione, di personaggi e di storie – anche nel tempo – che inevitabilmente e drammaticamente finiscono per intrecciarsi a doppia mandata tra di loro
La voce narrante è quella dell’autrice stessa che con agilità e un pizzico di cinismo torna indietro nel suo passato per rievocare gli eventi più importanti e traumatici della sua infanzia e adolescenza. Quelli eventi tanto terribili e spaventosi ma che hanno anche irrimediabilmente portato a definirla come persona e autrice.
E’ un mondo complesso quello che la Lesnevich narra, pieno di silenzi, di parole non dette, di sentimenti non esplicitati. Un mondo che spesso ho fatto fatica a comprendere e che ancora più spesso mi ha fatto arrabbiare, ma di cui bisogna riconoscerne la drammatica e profonda autenticità.
Dall’altra parte, attraverso un lavoro certosino e meticoloso di ricostruzione utilizzando atti di processi, documenti ufficiali e non, articoli di giornali e testimonianze, Alexandria Marzano – Lesnevich ricostruisce la vita e i drammatici eventi condotti da Ricky Langley, accusato di aver seviziato e ucciso il piccolo Jeremy Guillory. E’ un lavoro di fino e di precisione quello che l’autrice mette in piedi, ricostruendo non solo il terribile evento della morte del bambino, ma esplorando anche l’infanzia e l’adolescenza di un uomo indubbiamente disturbato e bisognoso di cure. Il racconto che ne viene fuori è un acquerello pieno di grigi, dove i tanti neri e bianchi che la vicenda pare avere di primo acchito, sfumano inesorabilmente verso tante ombre rappresentative di tutte le contraddizioni e le negligenze di un sistema sociale, giuridico e penitenziario.
Saranno proprio le contraddizioni del caso Langley a colpire l’autrice come un pugno nello stomaco, e a darle la spinta per indagare, fino a quando le due vicende non si fonderanno nella mente e nel cuore dell’autrice in un’unica grande ricerca della verità. Salvare Langley dalla pena di morte, comprenderlo, perdonarlo in qualche modo, e chiarire definitivamente la sua posizione diventeranno infatti i dictat necessari per superare lo spaventoso trauma infantile che rischia di inghiottire per sempre la vita futura dell’autrice.
Di questo strano e particolare libro ho amato profondamente le sue contraddizioni, i suoi chiaro scuri. Siamo abituati a leggere di storie a lieto fine, dove alla fine delle pagine il bene trionfa sul male e tutto in qualche modo si risolve. Ma cosa succede se non c’è nessun vincitore alla fine di tutto? Cosa succede se non esiste il lieto fine? Quello che emerge dalle pagine è la vita vera, piena di ostilità, salite infinite e brusche discese. Quasi mai esiste un giusto e uno sbagliato. Esistono tante circostanze, tante situazioni e forse attenuanti. Sta tutto nel modo in cui una storia è raccontata, da quale punto di vista viene guardata e analizzata. Perché in fondo anche i cattivi possono essere messi in prospettiva. Forse.
Coinvolgimento: 4/5
Stile: 4/5
Personaggi: 4/5
Vicenda: 4/5
Word building: 4/5
Finale: 4/5
****Giudizio: 4/5****