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  • Francesca

Wrap Up - Agosto 2019

Buongiorno Lettori!

Oggi si torna in pista con il recap delle letture che ho fatto durante il mese di agosto e quindi anche durante le mie vacanze. Pronti? Via!!



Il primo romanzo letto è stato Gli Eredi di Wulf Dorn, edito Corbaccio. Non so se l'ho mai detto, in ogni caso Wulf Dorn è stato a lungo in passato uno dei miei autori preferiti. Forse essere stato il primo autore di thriller psicologici che ho mai letto ha aiutato a creare questo legame particolare che sentivo con i suoi romanzi, comunque per tanti anni i suoi libri sono stati in testa alle mie classifiche personali e ancora adesso li ricordo con piacere e con un sorriso. Purtroppo i suoi ultimi romanzi sono stati tutti abbastanza deludenti per me. O forse sono io che mi sono smaliziata come lettrice di thriller, fatto sta che sia Incubo sia Gli Eredi sono stati molto al di sotto delle mie aspettative. Gli Eredi in particolare parte bene - questo va detto - e si discosta parecchio dalla zona di comfort di Dorn, virando molto più verso il paranormale che verso il thriller. Questo è stato uno degli aspetti che ho maggiormanete gradito e che mi ha colpito parecchio perché Dorn solitamente è un autore piuttosto abitudinario. Comunque tutta la prima parte risulta molto densa di suspance e il riserbo che l'autore riesce a mantenere contribuisce nel mantenere il lettore ancorato alla storia. In alcuni passaggi ho ritrovato un'eco di King e per un attimo ho creduto davvero che Gli Eredi potesse essere il libro del riscatto per Dorn. Purtroppo però tutta la seconda parte l'ho trovata piuttosto mediocre e banale. Non mi è piaciuto l'epilogo, che ho trovato scontato e prevedibile; e sopratutto non mi è piaciuta la spiegazione che l'autore ha fornito al lettore come corrollario della vicenda. In generale purtroppo ho trovato Gli Eredi un romanzo con un buon potenziale purtroppo espresso malissimo e in defiitiva piuttosto prevedibile, banale e mediocre. Un vero peccato.


Dopo questa mezza delusione mi è capitato tra le mani La pelle del lupo di Fabio Girelli. Dico la verità, ho letto il romanzo solo perchè me lo hanno regalato perché diversamente non so se mai mi sarei approcciata a questo autore. Menomale però che il destino mi ha posto sulla strada Girelli perchè La pelle del lupo è stato decisamente il libro rivelazione del 2019, quel romanzo insomma su cui non spenderesti cinque lire e che invece alla fine della fiera si porta a casa cinque stelle a mani basse. Bello, imprevedibile, ambientato nella mia Torino, con un retrogusto di un romanzo di altri tempi, scritto benissimo e costruito impeccabilmente, La pelle del lupo è un giallo che affonda le proprie radici nelle leggende montane del Piemonte per poi fonderle con sapienza in un giallo che ha qualcosa di straordinario. Inizialmente sono rimasta spiazzata dallo stile dell'autore e dal suo personaggio - Andrea Castelli, tutto fuorché il classico ispettore di polizia- ma alla fine ho già preso altro dell'autore da tenere in libreria per i momenti di necessità. Assolutamente da leggere!!


Dopo La pelle del lupo ho inanellato un'altra lettura da cinque stelline. A questo giro però sono andata abbastanza sul sicuro perchè avevo fortissima la sensazione che questo romanzo fosse cucito sui miei gusti. Lo puntavo da mesi, fin da quando la casa editrice aveva annunciato la sua uscita a Gennaio, poi rimandata all'estate e, letteralmente, non vedevo l'ora di calarmi all'interno della storia. Da grandissima appassionata del ciclo Arturiano quale sono non ho potuto non amare Il cavaliere del lago di Kristian Giles, un retelling del ciclo bretone visto dal punto di vista di Lancillotto. Come dice il sottotitolo qui Lancillotto è un guerriero, un'amante, una leggenda e il romanzo di Giles è il giusto tributo a un personaggio che molto spesso è stato bistrattato a favore invece di Artù. In questo caso invece l'autore rende giustizia ad entrambi, creando un personaggio impossibile da non amare ma che inevitabilmente entra in conflitto con il suo signore. Il libro è scritto egregiamente, estremamente ben calibrato, perfettamente cucito suoi sui miei gusti personali e dunque non ho potuto non amarlo. Lo stile è a tratti un po' ricercato, forse un pelo pretenzioso se vogliamo, ma certamente è perfettamente allineato con il contesto del romanzo. Personalmente l'ho trovato un romanzo davvero ottimo in cui è evidente tutto lo sforzo e le ricerche che l'autore ha condotto, anche se capisco che non a tutti possa interessare o piacere il tipo di narrazione.

Narrato da Lancillotto in persona infatti, Il cavaliere del lago racconta la giovinezza e poi l'età adulta del cavaliere, svelando retroscena inediti e e regalando al lettore una visione unica sul suo passato. Il racconto è veramente molto aderente alla storia originaria più quotata - quella insomma più raccontata e conosciuta - e Giles impiega praticamente tutti i personaggi del ciclo bretone anche se alcuni più di altri. Se proprio gli devo trovare un difetto dico che forse l'autore ha esagerato un po' nel dilungarsi sull'infanzia di Lancillotto a scapito poi degli anni successivi che, in alcuni casi, sono raggruppati o non ugualmente indagati come i precedenti. Unico vero elemento che mi è dispiaciuto davvero moltissimo è stata la mancanza del personaggio di Morgana, grandissimo assente. In definitiva però Il cavaliere del lago è un must read per ogni appassionato del ciclo arturiano e, anche se non vi interessa, condivido lo stesso con voi la notizia che l'autore sta scrivendo un altro romanzo chiamato Camelot. A buon intenditore poche parole!


Incredibilmente poi, dopo questa doppietta ho ancora portato a casa altre cinque stelline, questa volta per il thriller d'esordio di Alex North: L'uomo dei sussurri, edito Mondadori. Appena visto in libreria questo romanzo mi ha letteralmente chiamato e non ho potuto fare a meno di leggerlo immediatamente. Bello e classico, uno di quei thrilleroni che inizi la mattina e non puoi fare a meno di continuare a leggere fino a sera. Anche se piuttosto classico nella sua esecuzione, l'autore è riuscito a regalargli un ritmo davvero unico e piacevolissimo, con l'alternanza e la lunghezza dei capitoli veramente perfetti. Non mi dilungo troppo perchè questo è il classico libro che va goduto sapendo il meno possibile e con in minor numero di interruzioni possibili. Preparatevie e mettetevi comodi, non ve ne pentirete...e ovviamente occhio ai sussurri!


Prima o poi però doveva necessariamente finire la sfilza di stelline e purtroppo ci ha pensato Franco Limardi con il suo La porta del buio, edito Leone editore, a mettere la parola fine alla sfilza di cinquine. Avevo grandi aspettative per questo romanzo ma purtroppo qualcosa non ha funzionato. Per quanto infatti la storia messa in piedi dall'autore avesse un che di appetibile per i miei gusti - il tocco di soprannaturale iniziale in particolare mi aveva fatto ben sperare- purtroppo ho trovato davvero illeggibile lo stile di questo romanzo. Sinceramente sono rimasta piuttosto sconcertata dall'uso della forma colloquiale che l'autore ha impiegato in abbondanza, rendendo così i dialoghi sempliciotti e banali. Mi meraviglio di come l'editing del romanzo non abbia posto rimedio a questa caratteristica che purtroppo rende la storia veramente poco godibile e la declassa rispetto al potenziale che aveva. Idem si dica per l'uso sproporzionato della punteggiatura e del dialetto romano. Insomma se l'intento era rendere la lo stile aderente alla realtà, potrei quasi dire che l'autore è riuscito nel suo intendo, ma decisamente questo non è lo stile per me! Ho quindi faticato davvero moltissimo per portare a termine il libro e solo per la mia caparbietà mi sono imposta di finire la lettura. Purtroppo la situazione non è mai migliorata.

Un vero peccato però le potenzialità potevano davvero essere propizie per un thriller decisamente di qualità superiore.


E questo è tutti cari lettori. Fatemi sapere cosa ne pensate delle mie letture e sopratutto quali sono state le vostre!




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