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Francesca

Recensione - Chi ha rubato Annie Thorne?

Buongiorno Lettori,

non so da voi ma qui da me fa un caldo assurdo: afoso e non tira una bava di vento!! Ma io intrepida e coraggiosa, armatami del mio fidato ventilatore, mi sono comunque messa davanti al pc per portarvi la mia recensione di una delle mie ultime letture che ho concluso mentre ero in vacanza. Lettori, in barba alle temperature cocenti, oggi parliamo del nuovo romanzo di C.J Tudor: Chi ha rubato Annie Thorne.

 

Titolo: Chi ha rubato Annie Throne?

Titolo originale: The taking of Annie Throne

Autrice: C.J Tudor

Serie: /

Casa Editrice: Rizzoli

Pagine: 350

Formato: Brossurato con bandelle

Prezzo: 20,00 € (cartaceo)

9,99 € (digitale)

 

Una delle mie più grandi paure come lettrice è certamente quella di trovare un autore che mi conquisti con un romanzo, ma che poi non sappia mantenere lo stesso livello anche con i libri successivi. Purtroppo la cosa non è affatto rara in letteratura e se da una lato ciò può essere comprensibile per gli autori molto prolifici o che comunque hanno alle spalle una produzione importante, meno lo è sicuramente per gli autori che da poco si sono affacciati al panorama della pubblicazione.

Mi duole dunque davvero molto ammetterlo ma purtroppo questo è esattamente quello mi è capitato con C.J Tudor, autrice che l'anno scorso si era imposta sulla scena della letteratura internazionale con il suo best seller L'uomo di gesso, che io personalmente avevo adorato. Forte del successo passato e di tutta una serie di caratteristiche che mi erano piaciute moltissimo - come lo stile narrativo e sopratutto le atmosfere evocate - quando ho saputo della pubblicazione italiana del suo secondo romanzo non ci ho pensato su due volte a prenderlo e portarlo a casa a me.

Ora, le cause per cui un libro si rivela deludente possono essere tantissime e molteplici, certamente le alte aspettative giocano un ruolo fondamentale in questo complesso gioco tra autore e lettore. Non so di preciso cosa sia andato storto nella lettura di questo secondo romanzo della Tudor, quello che posso dire è che non sembra nemmeno scritto dalla stessa persona e la cosa mi ha lasciato molto perplessa.

L'uomo di gesso aveva dalla sua uno stile scorrevole e molto evocativo, ricordava davvero a tratti lo Stephen King di Stand by me e It, e la rappresentazione dell'estate che i protagonisti trascorrono era di una perfezione abbacinante, così come la resa di quel passaggio magico e misterioso che segna la fine della infanzia e l'ingresso nel mondo degli adulti. Ancora oggi, ripensandoci, dopo più di un anno trascorso dalla lettura, mi viene da sorridere perché quando le descrizioni sono così perfette e belle ci sono scene che riescono a rimanere e a imprimersi nella mente per molto tempo anche quando il libro lo hai ormai terminato da un bel pezzo.

Purtroppo per me niente di tutto ciò è stato trasportato nel nuovo romanzo dell'autrice, che sembra quasi che abbia tentato in tutti i modi di emulare il successo ottenuto in passato ma senza mai essere in grado di ricreare quell'atmosfera così magica e perfetta che invece traspariva da ogni pagina de L'uomo di gesso.

La storia in se e per se poteva anche avere dell'interessante: un paesino minuscolo e squallido della campagna inglese dominato (e soggiogato) dalla miniera, dispensatrice di lavoro ma anche di morte; un oscuro e antico passato che si risveglia e le misteriose sparizioni di alcuni bambini poi stranamente riapparsi. Insomma, non la storia più originale che io abbia mai sentito (Pet Semetery di King è decisamente diverse spanne sopra) ma sicuramente abbastanza intrigante da volerne conoscere l'epilogo. Il grosso problema per me è  stato il mio coinvolgimento che pian piano ha cominciato a scemare sempre più, non so se perché ho letto il romanzo a cavallo di un volo e l'altro della vacanza (e durante i giorni di vacanza stessa non ho praticamente letto), o perché l'autrice non è effettivamente riuscita a risucchiarmi nel vortice della vicenda raccontata. In ogni caso, a un certo punto, ho letto per semplice inerzia, ma dei personaggi e della loro sorte mi importava ben poco. 

Il world building poi è un grosso, gigantesco, enorme problema in questo romanzo visto che è praticamente inesistente! Nemmeno a lettura terminata vengono svelati alcuni elementi topici che invece avrebbero dovuto essere resi noti al lettore per dargli una chiara visione del tutto. E non è questione di lasciare un finale aperto o di lasciare suspence è proprio questione che ci sono diverse mancanze nei confronti del mondo a cui l'autrice ha dato vita e che a un certo punto della storia la vicenda si deve necessariamente dischiudere, altrimenti il lettore si sente preso in giro. Per esempio, il continuo alternarsi di eventi reali a quelli paranormali, alla fine della fiera deve trovare una direzione, altrimenti non si capisce ne perché siano stati mischiati ne perché non vengano spiegati o addirittura perché l’autrice sosia data pena di introdurli! 

Un grosso mah! pesa poi anche sul finale che io personalmente ho trovato banale, scialbo e  decisamente trascurabile, assolutamente non all'altezza delle capacità dell'autrice e nettamente inferiore alla portata del testo (che comunque resta mediocre).


In conclusione dunque avrei detto che questo romanzo fosse facilmente una letture da cinque stelle mentre invece mi ritrovo a doverne assegnare quasi la metà. Un vero peccato perché avevo grande fiducia nelle capacità dell'autrice. 

Per il futuro spero che i fasti de L'uomo di gesso possano ritornare perché diversamente la mia strada con la Tudor finisce qui.

 

Consigliato? Onestamente no. Sulla stessa variante narrativa in giro c'è di meglio e se volete leggere qualcosa dell'autrice approciatevi a L'uomo di gesso che è decisamente più meritevole.

 

Coinvolgimento: 3/5

Stile: 3/5

Personaggi: 3/5

Vicenda: 3/5

World building: 2/5

Finale: 3/5


****Giudizio: 3/5****

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