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  • Francesca

Wrap up - Maggio 2019 - Quando non sai resistere alle novità edition

Buongiorno Lettori!

Oggi è tempo di chiacchiere e di raccontarvi cosa mi sono letta di bello il mese scorso sopratutto dato che con le recensioni non sono stata brava e costante e dunque alcune mie opinioni non avete avuto modo di leggerle. Maggio è abbastanza passato in fretta, sopratutto la prima parte del mese che per quanto mi riguarda ha beneficiato della felice combinazione delle lunghe vacanze di Pasqua e del Salone del Libro. Nella prima parte del mese appunto sono andata molto spedita con le letture e ne ho inanellate alcune decisamente soddisfacenti. Purtroppo nella seconda parte invece ne ho pinzate due piuttosto deludenti, ma nel complesso posso dire di non essere affatto rimasta delusa.

Ma bando alle ciance e partiamo subito con il wrap up.



Il primo libro che ho approcciato a maggio è in realtà la continuazione di una lettura di aprile non terminata in tempo. I gemelli di Piolenc di Sandrine Destombes, esordio italiano per questa autrice francese molto apprezzata in patria, è uscito nelle libreria italiane appunto ad aprile e io non ho veramente saputo resistere alla tentazione nonostante i miei rapporti piuttosto altalenanti con gli autori francesi. Sarà che la copertina aveva per me un fascino molto magnetico, sarà il titolo o la buona fama che precedeva l'autrice ma questo è stato il classico libro "cotto e mangiato". E il romanzo, devo dire, si presta anche bene per questo tipo di lettura dato lo stile molto scorrevole e asciutto dell'autrice. I capitoli sono molto corti e la storia non si perde in inutili passaggi e fronzoli narrativi: va piuttosto spedita al punto della questione e si concentra sul mistero che aleggia intorno alla vicenda.

Per quanto mi riguarda questo stile è però sempre un'arma a doppio taglio perché se da una parte la lettura scorre veramente via che è un piacere e l'ingaggio del lettore è quasi sicuro, dall'altro il world building ne potrebbe risentire parecchio. E infatti I gemelli di Piolenc corre sul filo del rasoio sotto questo punto di vista perché una delle mancanze più grandi di questo romanzo è appunto la mancata costruzione del mondo evocato dall'autrice. Come dicevo, il ritmo è piuttosto incalzante e la Destombes utilizza i personaggi, le storie e le vicende presenti e passate all'unico scopo di arrivare alla soluzione dell'indagine, e questo aspetto non mi ha soddisfatto in pieno. Alla conclusione del romanzo avevo ancora in pancia un sentimento di insoddisfazione, come se la lettura non fosse stata sufficientemente in grado di colmarmi, non del tutto almeno. Inoltre la proceduta investigativa è portata avanti in maniera disconnessa e a tentoni, sopratutto in maniera non lineare; il capitano Fabregas - responsabile dell'indagine - commette molti errori e procede appunto a tentoni peggiorando in alcune situazioni la catena di eventi. Sopratutto come detto prima, di questo capitano noi non conosciamo assolutamente nulla: non un accenno alla sua personalità o al suo passato.

A parte questo aspetto, I gemelli di Piolenc si è rivelato in ultima analisi una lettura interessante e per i miei gusti molto estiva (da ombrellone azzarderei). La storia ha un che di iperbolico questo va detto, come se l'autrice avesse studiato a tavolino le mosse e ci avesse aggiunto volontariamente un pizzico di impossibile per lasciare il lettore con il classico "jaw drop". Io personalmente non sono una fan di trame così articolate, ma qui la cosa è abbastanza contenuta e comunque rimane sempre dentro i limiti del credibile, quindi non mi sono sentita disturbata più di tanto. Purtroppo quello che doveva essere il twist principale del romanzo per me non è stato tanto twist, sia perché avevo già letto un libro con una colpo di scena simile e sia perché, onestamente, lo avevo cominciato a intuire già prima della sua rivelazione ufficiale.

In conclusione dunque I gemelli di Piolenc è stata una lettura piacevole e di intrattenimento che nonostante qualche difetto ho comunque apprezzato per lo stile scorrevole e le atmosfere piuttosto goticheggianti. E' vero in giro c'è di meglio ma l'esordio italiano della Destombes non è certamente da buttare via.


Il secondo romanzo letto a Maggio è anche in questo caso una novità editoriale a cui non ho saputo resistere. A parte la cover che novabbèparliamone, sia il titolo sia il fatto che l'autrice fosse coreana mi hanno irrimediabilmente spinto all'acquisto e alla lettura.

Partiamo con il dire che Le origini del male anche in questo caso mi è piaciuto, ma c'è un però che forse se io fossi stata una lettrice più assidua di letteratura orientale avrei captato immediatamente: il ritmo. Come ogni buon romanzo orientale che si rispetti infatti (e i thriller non fanno eccezione) Le origini del male ha un ritmo molto diverso dalle letture anglofone a cui sono abituata: più pacato e più lento ma di certo non meno accattivante per questo. A ciò va poi aggiunto lo svolgimento della trama al contrario con la scoperta del misfatto nelle primissime pagine e il lungo racconto al ritroso che il protagonista principale,You-jin, effettua per raggiungere, tra un colpo di scena e l'altro, il finale, che a me è piaciuto davvero molto. Condite il tutto con una buona dose di sadismo, vicende a dir poco deliranti, e cruente e brutali descrizioni di uccisioni a sangue freddo ed ecco qui il terreno su cui si sviluppa l'impianto narrativo creato da You-Jeong Jeong. Il risultato è un romanzo disturbante e conturbante allo stesso tempo, profondamente psicologico e decisamente diverso da tutto quello che ho mai letto e che quindi mi ha inevitabilmente conquistato. Come si dice dalle mie parti bisogna guardarsi bene dalle acque chete e questo è decisamente il caso de Le origini del male che con una narrazione lenta ma incessante, un flusso di coscienza quasi, incontenibile e dirompente, trascina il lettore verso la sconvolgente verità. Non c'è salvezza e non c'è redenzione nelle parole del protagonista: la grigia verità come il cielo invernale sotto il quale si svolgono le vicende, domina tutto e se ne infischia del passato nel quale la storia narrata affonda le radici.

Non mi dilungo troppo perché questo è uno di quei libri che è meglio leggere sapendone il meno possibile per poterselo gustare a pieno. A me è piaciuto molto e dunque lo consiglio senza riserva alcuna se non quella di essere psicologicamente preparati ad affrontare un viaggio buio e oscuro nella mente del protagonista.


Il terzo romanzo che ho letto a Maggio è nuovamente una recentissima pubblicazione e di nuovo è stata una lettura che mi è piaciuta moltissimo.

Edita Longanesi questa volta, Un'ombra nell'acqua è l'esordio nella letteratura thriller di Catherine Steadman. Il romanzo è stato ben accolto dalla critica amercana e inglese, e per diverse settimana ha stazionato tra i primi posti dei libri più letti nella classifica Goodreads. Anche a questo giro mi sono avvicinata alla lettura praticamente alla cieca, conoscendo del romanzo solo il titolo. Devo dire che, ancora più di quanto è successo per Le origini del male, leggere Un' ombra nell'acqua è stata un'esperienza a dir poco affascinante ed esaltante e per questo non posso fare a meno di consigliarvene la lettura. Un'ombra nell'acqua si basa su un concetto molto molto semplice che reca in se un potenziale distruttivo enorme; questo e la verosimiglianza con una realtà che facilmente potrebbe capitare a chiunque di noi sono il combustibile perfetto per proseguire nella lettura e scoprire come si concluderà la storia.

La Steadman mette in piedi una struttura narrativa magistralmente condotta, con un colpo di scena e un ribaltamento davvero perfetti che non avevo assolutamente visto arrivare. In più ho apprezzato tantissimo la caratterizzazione dei personaggi, sopratutto di Erin - protagonista e voce narrante del romanzo - che con la sua schiettezza e le sue imperfezioni mi ha conquistato dall'incipit.

A conferma che i veri mostri sono nella nostra testa e che le situazioni più semplici sono quelle più paurose Un'ombra nell'acqua pone il lettore di fronte a una domanda banalissima: che cosa avreste fatto voi se vi foste ritrovati nella situazione di Erin? La risposta vi terrorizzerà.


L'ultimo libro di narrativa letto durante Maggio è stato La sorella perduta di Kate Furnivall, edito Piemme. Di questo libro ho scritto una recensione completa e quindi vi rimando a quella per avere una visione più dettagliata dei miei pensieri. Qui dico solo che tutte le aspettative che avevo sul romanzo sono state piuttosto disattese. Ho apprezzato tantissimo l'incipit e il finale, ma tutto quello che ci è stato in mezzo non mi è affatto interessato e anzi mi sono annoiata. Nella Furnivall speravo di ritrovare un'eco della mia amata Morton, ma purtroppo non sono stata accontentata. La Furnivall resta comunque un'autrice quotatissima all'estero dunque potrei decidere di darle una seconda possibilità in futuro.


Ultimo ma non ultimo libro letto a Maggio è stato un saggio acquistato al Salone del Libro di Torino: I Vichinghi di Adriano Gaspani edito Keltia Editrice. Il rapporto con questo libro è stato abbastanza conflittuale e in ultima analisi devo dire che non mi ha soddisfatto più di tanto. Ve ne parlo, se vi interessa, sul mio IGTV (abbiate pietà è uno dei miei primi video! :P)


E questo è tutto Lettori! Fatemi sapere cosa ne pensate delle mie letture se vi interessano e se ne affronterete qualcuna. E naturalmente fatemi sapere quali sono state le vostre letture del mese di Maggio.



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