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  • Francesca

Recensione - Le ragazze scomparse

Buongiorno Lettori!

Oggi tempo di recensioni con una delle uscite che più attendevo per questo 2019, ovvero il seguito di un romanzo letto l'anno scorso che mi aveva completamente conquistato e di cui non vedevo quindi l'ora di proseguire con la serie. Grazie al cielo la casa editrice ha deciso di continuare la serie (almeno per ora) e dunque non appena ho potuto mi sono precipitata in libreria per prendere la mia copia de Le ragazze scomparse.

 

Titolo: Le ragazze scomparse

Titolo originale: The stole girls

Autrice: Patricia Gibney

Serie: Lottie Parker #2

Casa editrice: Newton Compton

Formato: rilegato con sovracoperta

Pagine: 423

Prezzo: 12,00€ (cartaceo)

1,99€ (digitale)

 

Le ragazze scomparse è il secondo capitolo della serie uscita dalla penna di Patricia Gibney e dedicata all'investigatrice Lottie Parker.

La serie, che ad oggi comprende cinque volumi, ha luogo nella cittadina fittizia di Ragmullin, Irlanda. Già il setting parla da solo insomma e personalmente non avevo mai letto un thriller con un ambientazione irlandese. L'autrice - Patricia Gibney - che ha cominciato a scrivere a scopo terapeutico dopo la morte del marito, e della quale sono chiaramente riconoscibili nell'intreccio tracce autobiografiche, è stata in grado di mettere insieme un vero e proprio mondo in cui il lettore può calarsi e prendere così parte alle indagini della squadra di investigazione peggio assortita della storia della letteratura thriller. Proprio questo connubio tra leggerezza e oscurità che permea la vicenda, si tramuta in una delle tante particolarità riconoscibili e distinguibili dello stile dell'autrice. Personalmente devo dire che, in via generale, non sono un amante del comico all'interno di un romanzo (sopratutto se thriller), ma in questo caso particolare ho amato la contrapposizione tra luce e ombra e tra bene e male che emerge perché mi ha permesso di affrontare la lettura di temi cupi e crudi come quelli trattati con un sospiro di sollievo di tanto in tanto.

Questo secondo capitolo si contraddistingue infatti per una particolare cupezza dei toni della vicenda. Già il primo libro trattava temi scomodi e scottanti, come gli abusi sui minori da parte della Chiesa, ma questo volume tocca punte ancora più oscure e cupe che in certi momenti sono decisamente difficili da leggere.

Lo stile dell'autrice rimane inalterato in termini di qualità, con capitoli corti e ben strutturati che si fanno leggere in rapidità e che spesso terminano con cliffhanger ben assestati. I pov sono molteplici, includendo sia il punto di vista di Lottie, che quello dei comprotagonisti e anche quello del villain stesso e questo rende sicuramente la lettura più dinamica.

In generale però devo sottolineare come sia in questo che nel precedente volume è ben riconoscibile uno schema narrativo che, se non mi ha proprio disturbato durante la lettura, mi ha comunque in qualche modo sgradevolmente ricordato la precedente storia. La cosa mi ha procurato un fastidioso dejavù, non tanto per il ricordo in se stesso ma più che altro perché, a parte le doverose differenze di intreccio, il romanzo ha assunto a tratti la stessa forma stilistica e di impostazione di quello precedente. Ciò si è tramutato purtroppo anche in una sorta di "esaltazione" di quello che per me è il punto debole della scrittura della Gibney: il finale. Avevo già notato questo aspetto ne L'ospite inatteso ma, data la natura ricorsiva di questo libro, anche qui ho notato la stessa lacuna. La Gibney è bravissima nello creare una storia complicata e articolata e sopratutto è divina nel mantenere viva la tensione, giocando - come dicevo prima - con i pov, ma i finali e lo sbrogliato della vicenda non sono il suo punto forte.

Cercherò quindi ora di spiegare meglio che posso la cosa senza fare spoiler, spero che il concetto si capisca. Le ragazze scomparse (così come L'ospite inatteso) sono procedural thriller, ovvero romanzi crime in cui il lettore è guidato nella lettura attraverso l'indagine che viene svolta dalle forze di polizia chiamate a intervenire. Poiché quindi si parte dalla situazione in cui l'indagine è a zero, tutta la vicenda viene ricostruita attraverso l'analisi delle prove, gli interrogatori e in generale attraverso una tecnica investigativa che permette razionalmente di collegare fatti e avvenimenti per giungere infine - in maniera oserei dire scientifica e univoca - al colpevole. Nei romanzi della Gibney tutto questo è rispettato appunto fin sul finale, dove puntualmente, scoprendo il responsabile saltano improvvisamente fuori collegamenti, moventi e quant'altro che puntano il dito verso qualcuno che precedentemente non era stato nemmeno considerato o coinvolto dalle indagini! Capisco che si voglia ricercare il colpo di scena finale da " jaw dropping" ma così facendo si va totalmente contro la costruzione del romanzo e sopratutto si prende in giro il lettore che prima è accompagnato per quattrocento pagine attraverso un discorso logico e ben costruito ma che poi viene improvvisamente distrutto come un castello di sabbia. Le motivazioni e le spiegazioni che la scrittrice porta in supporto di questo twist finale a mio parere reggono fino a un certo punto, tenendosi in piedi si, ma basandosi su un movente davvero molto articolato (al limite dell'impensabile) e che ovviamente con gli elementi dati nessun lettore - nemmeno il più acuto e profondo conoscitore di thriller - sarebbe stato in grado di arrivarci.

Se dunque questo modus operandi poteva ancora starci nel primo romanzo, dal secondo in poi, a mio avviso diventa disturbante.

Infine, c'è un ultimo elemento che non ho gradito in questo romanzo e che vorrei sottolineare: l'assenza di un componente dell'intreccio che invece era presente ne L'ospite inatteso e che quindi - anche per questo motivo - lo rendeva un libro interessante e un pelo superiore al suo successore: il triangolo amoroso. Ora, intendiamoci: non stiamo parlando di un harmony, quindi il triangolo amoroso di cui parlo era decisamente abbozzato e appena percepibile sotto l'intreccio, ma era comunque presente e creava a mio avviso un ulteriore sprono alla lettura. Ne Le ragazze scomparse non solo il triangolo non c'è ma non c'è nemmeno l'abbozzo della parte romance che invece era presente nel volume precedente.


In conclusione ricapitoliamo dunque quello che penso de Le ragazze scomparse: non è un brutto romanzo, anzi. E' scritto bene, l'ambientazione, i personaggi e il coinvolgimento sono aspetti che vengono altamente considerati dall'autrice e per tutta la durata il romanzo ha un buon ritmo e un buon grip. I capitoli sono corti e terminano spesso con cliffhanger che rendono scorrevole la lettura allo stesso modo dell'utilizzo dei molteplici pov. I temi trattati sono interessanti e sebben cupi e a volte difficili da leggere, l'autrice non ne ha paura e anzi li affronta con delicatezza e determinazione allo stesso tempo, non avendo paura di mostrare le più atroci bassezze umane. Tuttavia, il finale non mi ha fatto impazzire e la percezione di uno schema narrativo che rende il romanzo molto simile a L'ospite inatteso mi ha un po' infastidito.


A questo punto resto quindi in attesa di leggere il terzo volume della serie che prevedo sarà decisivo per decidere se per la sottoscritta vale la pena continuare con la serie o meno. Come si dice in questi casi o la va o la spacca!

 

Coinvolgimento: 5/5

Stile: 5/5

Personaggi: 5/5

Vicenda: 5/5

World Building: 5/5

Finale: 3/5

****Giudizio: 4.5/5****

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