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  • Francesca

Wrap Up - Revival Edition - Marzo 2019

Che poi più che un wrap up dovrebbe chiamarsi catch up delle letture passate di cui non vi ho parlato sul blog. Ma bando alle ciance partiamo subito con i romanzi che ho letto questo mese perché ce ne sono stati di interessanti.



La prima lettura terminata questo mese è stata La forza della natura di Jane Harper, secondo volume della serie dedicata all'ispettore Aron Falk, edita da Bompiani. Della Harper, dopo averne seguito il successo in patria, avevo letto - appena approdato in Italia - il suo romanzo d'esordio Chi è senza peccato e lo avevo trovato davvero molto meritevole e anche se qualche cliché c'era, nel complesso mi aveva colpito moltissimo l'ambientazione e il personaggio di Falk, nonché l'abilità della Harper di mischiare il passato e il presente del suo protagonista per creare una storia capace di incollare alle pagine. Ecco, per La forza della natura, nonostante non si possa certo dire che sia un cattivo thriller, non si può nemmeno dire la stessa cosa: del suo predecessore. Personalmente ho trovato la lettura un po' più edulcorata e certamente meno incisiva del precedente capitolo. Anche in questo caso ritroviamo un ambientazione claustrofobica (anche se a me è piaciuta meno della precedente, forse perché più ordinaria rispetta Outback australiano) che sicuramente è uno dei piloni portanti del romanzo e firma caratteristica dell'autrice. La Harper ha la grandissima capacità di saper evocare sensazioni e stati d'animo solo descrivendo il paesaggio che circonda la scena e quindi le ambientazioni sono parte integranti della trama, giocando un ruolo tutt'altro che meramente scenografico.

Tuttavia, come dicevo prima, in questo romanzo manca l'altra parte della bilancia, ovvero il personaggio di Falk. Se in Chi è senza peccato avevo amato come il suo passato tornasse prepotentemente a galla nel suo presente e durante le indagini condotte, in La forza della natura questo aspetto è purtroppo più marginale e, a parte qualche accenno al rapporto con il padre, non si scava ulteriormente. La cosa mi è dispiaciuta un po' perché in questo modo il personaggio di Falk, che precedentemente si era distinto dalla massa di protagonisti thriller proprio per il suo approfondimento psicologico, qui torna un po' a uniformarsi, assumendo le vesti dell'ennesimo investigatore che risolve il mistero - seppur brillante ricordiamolo - di un omicidio.

Insomma, secondo il mio umile parere la Harper sa e deve fare più; La forza della natura non è affatto un cattivo romanzo, ma le potenzialità dell'autrice sono decisamente superiore: attendo quindi con impazienza il terzo romanzo da poco uscito in patria!


Il secondo romanzo letto durante il mese è stato Un estraneo in casa mia di Shari Lapena, edito Mondadori. Anche in questo caso l'autrice non mi era nuova in quanto avevo già letto il suo romanzo d'esordio che, sebbene a molti non era piaciuto, a me invece aveva convinto tanto da meritarsi il massimo voto.

Ebbene sono contenta di dire che anche in questo caso l'autrice ha fatto centro. Personalmente la storia di Un estraneo in casa mia, seppur nelle sua semplicità di concetto, è piaciuta e sopratutto mi ha intrattenuto.

Anche in questo secondo capitolo dell'ipotetica serie creata dall'autrice ritroviamo i tratti tipici del suo stile: capitoli corti e spesso terminati con cliffhanger, narrazioni alternate con più pov, una trama densa di bugie, mezze verità e un passato oscuro. Tutto ciò naturalmente contribuisce all'intrattenimento del lettore e ovviamente il romanzo risulta impossibile da mettere giù.

Dico ipotetica serie perché sebbene la vicenda sia completamente slegata da quella del romanzo precedente (dunque può essere letta anche senza prima aver letto l'esordio dell'autrice), ritroviamo in essa lo stesso detective incaricato delle indagini che compariva anche in La coppia della porta accanto. Va premesso che comunque il focus dei romanzi di Lapena non sono mai le forze di polizia che indagano ma i colpevoli, tuttavia questo ipotetico collegamento e abbozzo di serie (avvalorato anche dal finale della vicenda) non può che farmi ben sperare per i prossimi romanzi che probabilmente l'autrice ha in mente di scrivere!


La terza lettura affrontata questo mese è stata una lettura che sono dovuta andare a comprarmi perché non avevo romanzi di questo genere in libreria! Sarà colpa della primavera, ma dopo tanti thriller avevo bisogno di una lettura più leggere e volevo leggere un bel contemporary, senza troppe pretese. Dal momento che non sono assolutamente un'esperta del genere mi sono lasciata guidare dalla trama in quarta e anche dalla splendida copertina. Così sono incappata ne La locanda dei ricordi d'estate di Marissa Stapley, edito Sperling&Kupfer che nonostante le mie intenzioni alla fine si è rivelato essere un romanzo decisamente più denso e corposo di quello che mi aspettavo. Gli ingredienti affinché il romanzo mi piacesse c'erano tutti: un bel setting, una protagonista che fa i conti con un passato irrisolto, senza ovviamente dimenticare la giusta dose d'amore. Ripeto, non ho termini di paragone ne sufficiente esperienza con il genere, ma a me il romanzo è piaciuto e anche parecchio. La narrazione affronta diversi argomenti che non mi aspettavo sia per il contenuto che per la complessità e anche perché non sono temi abitualmente trattati in questo genere di romanzi. Mi è inoltre piaciuto come in parallelo alla vicenda della protagonista si viva anche il dramma dei suoi nonni: in questo modo la narrazione ne ha guadagnato in coralità e approfondimento psicologico. Qualche difettuccio qui e li c'è (per esempio c'è un istalove che avrei voluto fosse più approfondito) ma nel complesso non posso che ritenermi soddisfatta della lettura affrontata. Sopratutto sono contenta di non essermi trovata davanti situazioni ridicole, risolvimenti banali e protagoniste stupide. Una lettura piacevole, a tratti anche profonda, che sicuramente consiglio se vi piacciono le storie d'amore un po' tormentate, vicende rimaste irrisolte nel passato, amicizie che sfociano in amori e sopratutto il ricordo indelebile di un'estate perfetta.


Infine ho chiuso il mese con La donna della cabina numero 10 di Ruth Ware, edito Tea. Della Ware aver già letto il suo esordio, L'invito, trovandomi decisamente in disaccordo con tutto l'hype che girava (e gira tutt'ora) intorno ai lavori dell'autrice. L'invito comunque si era rivelato in ultima analisi un romanzo che funzionava abbastanza bene seppur con tutti i suoi difetti, salvandosi in corner solo perché sfruttava uno dei miei troope preferiti (non vi dico quale per non farvi spoiler). Purtroppo però la stessa cosa non può essere detta anche per La donna della cabina numero 10.

Anche in questo caso si percepisce un forte rimando ai romanzi della Christy, a cui evidentemente l'autrice sceglie di ispirarsi. Tuttavia l'accostamento a me sembra a dir poco azzardato. Il giallo da camera chiusa, così come viene definito il genere, è al contempo un'idea semplice ma estremamente insidiosa da sviluppare, e ovviamente non alla portata di tutti. Ancora una volta però la Ware si cimenta in questo sottogenere, riproponendo un copione che, seppur con le dovute differenze, gira sempre sulla stessa idea di fondo e purtroppo con risultati purtroppo mediocri.

Almeno per me è stato evidente fin da subito dove la trama volesse andare a parare, con una larga introduzione sulla protagonista che più che approfondirla psicologicamente era volta semplicemente a farle perdere di credibilità, preparando il terreno per la vicenda principe su cui si sarebbe in seguito sviluppata l'intera trama del libro. Naturalmente poiché di consistente c'è bene poco, la Ware cerca di mantenere il mistero e la suspense intorno ad esso il più a lungo possibile aggiungendo false piste, utilizzando device narrativi come l'anticipazione e arrivando persino a sottendere un risvolto sovrannaturale della vicenda. Questa è anche la parte meglio riuscita del romanzo perché poi una volta raggiunto il climax è stato tutto un lento discendere verso l'irrazionalità, l'iperbolico e il nosense. La seconda parte del romanzo è infatti decisamente più sottotono rispetto alla prima (che già non brillava, intendiamoci ) e purtroppo nemmeno il twist sul finale risolleva le sorti del romanzo resta comunque mediocre

Detto questo rimango sempre piuttosto combattuta dopo aver letto un romanzo dell'autrice: non so mai infatti se proseguire o no la lettura degli altri romanzi. Da un lato - sulla carta - le storie della Ware funzionano, ma dall'altra, quando le leggo, le trovo sempre un po' deludenti. Voi avete letto il suo ultimo libro tradotto in Italia, Il gioco bugiardo?


DNF books: questo mese ho scartato un romanzo. Avrei voluto continuare a leggere il secondo libro della trilogia de La terra dei sogni - I morti - il cui primo libro avevo letto e apprezzato durante Febbraio, ma già dalle prime pagine però ho notato che qualcosa era cambiato nello stile dell'autore, che si è fatto ancora più astratto rispetto al precedente romanzo e poco incisivo, molto descrittivo ma poco stringente sulla vicenda. La cosa mi ha infastidito e un po' deluso allo stesso tempo, ma avrei continuato la lettura per vedere se magari la storia decollava più avanti.

A un certo punto però ho letto una scena che mi ha davvero lasciata senza parole per la brutalità della narrazione e la cattiveria gratuita che conteneva (e stiamo parlando di me che leggo thriller a manetta con morti ammazzati ogni due per tre pagine!). La scena in questione conteneva la descrizione di quella che si può solo definire come violenza del tutto ingiustificata verso un gatto. Non entro nei dettagli perché il solo ricordo mi fa davvero infuriare ma vi posso assicurare che non c'era nulla nella trama che poteva anche solo minimamente giustificare una violenza simile.

A fronte di questo ho quindi deciso di sospendere la lettura del romanzo a tempo da definirsi.


E questo è tutto cari Lettori. Fatemi sapere cosa ne pensate delle mie letture, se ne avete letta qualcuna e sopratutto cosa avete letto voi durante il mese di Marzo




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