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  • Francesca

Wrap Up - Febbraio 2019

Buongiorno Lettori!

Anche se non è fine mese, ci tenevo comunque a portarvi un'overview delle letture del mese di Febbraio perché ce ne sono state di davvero interessanti (e anche di barbose!) E quindi quale miglior modo di parlare libri se non condividendo i pensieri a riguardo? Ma bando alle ciance e partiamo subito!



La prima lettura che ho completato durante Febbraio è stata purtroppo un grande e gigantesco "meh!". Sto parlando del nuovo romanzo di Carrisi, Il gioco del suggeritore, venduto - e spacciato - come il sequel del suo primo grande successo Il suggeritore, per l'appunto.

Partiamo con il dire che io personalmente non ho gradito l'hype creato dalla casa editrice intorno a questo libro: uno perché ha creato, almeno sulla mia persona e mio malgrado, aspettative altissime per questo romanzo che poi sono state puntualmente deluse; e due perché il prezzo di vendita del romanzo (22.00€) è onestamente non giustificato. Ma detto questo, parlando nello specifico del romanzo e della storia che ci viene narrata, Il gioco del suggeritore è a mio avviso una grande seppur perfetta bolla di sapone. Nulla di più. Nel libro ritroviamo Mila Vasquez, protagonista della serie creata dalla penna di Carrisi e che per quanto mi riguarda ha sempre incontrato il mio favore (Il suggeritore, L'ipotesi e del male e L'uomo del labirinto sono infatti tutti libri super consigliati e che ho adorato!). Tuttavia in questo caso l'autore pugliese ha fatto uno scivolone. Intendiamoci, Donato Carrisi è bravissimo nel creare la storia nella storia, intrecciando sottotrame e creando un arazzo complesso e articolato - forse anche troppo in questo caso - in grado di intrattenere il lettore; e il più della volte questo device narrativo funziona alla grande. In questo caso però oltre alla cortina di fumo che le sue parole alzano non c'è altro. Niente storia consistente, niente background né personaggi di un certo spessore, nulla di fermo e preciso a cui il lettore possa ancorarsi durante la lettura. Personalmente lo definirei un mero esercizio di stile, ben riuscito per carità ma che, a lettura conclusa, non mi ha lascito nulla se non la domanda: "che cosa ho appena letto?". La trama ha dell'iperbolico e dell'inverosimile, molti aspetti "tecnici" non vengono mai chiariti e sono dati per scontati, i personaggi sono in alcuni casi stereotipati e pieni di cliché. Ma sopratutto, cosa per me davvero inaccettabile, non c'è nulla o quasi dell'introspezione psicologica che regnava sovrana ne Il suggeritore. Alla fine in ogni caso Il gioco del suggeritore si fa leggere, non fraintendetemi, e anche in maniera veloce. Le pagine girano e i capitoli scorrono, anche se rimane la perplessità a fine lettura di quello che si è effettivamente letto. Un buon libro di intrattenimento dunque, ottimo da leggere in un fine settimana di noia, ma che ahimè si dimentica anche in fretta. Se volete leggere un buon Carrisi optate per altro.


Altra lettura terminata durante il mese di Febbraio è stata Il cacciatore di orfani, dell'islandese Ysra Sigurdardottir. L'autrice, molto acclamata in patria e all'estero non è nuova al pubblico italiano, grazie a un'altra serie portata a noi grazie alla casa editrice Il Saggiatore. Questa della Mondadori è invece una serie slegata dalla precedente che, detto tra noi, mi ispirava di più e dalla quale ho dunque deciso di partire per approcciare questa autrice e devo ammettere che non me ne sono affatto pentita! Probabilmente ero un po' prevenuta io e mi ero fatta l'idea di trovarmi di fronte a un romanzo un po' mattoncino, molto descrittivo e poco fluido. In realtà niente di più errato! La Sigurdardottir ha uno stile che ho apprezzato moltissimo, descrittivo il giusto, fluido e sopratutto con un ottimo grip, in cui i capitoli - non cortissimi ma comunque gestibili - terminano quasi sempre un piccolo cliffhanger. Onestamente ho trovato davvero difficile mettere giù il romanzo e non nascondo che, sopratutto nella parte iniziale, è riuscito a mettermi non pochi brividi tanto che mi era impossibile da leggere la sera. Con il proseguo della storia la vicenda comunque prende corpo e il mistero sebbene si infittisca di più prende anche, per certi versi, un andamento più prevedibile. Non ho amato in particolare modo il finale perché l'ho trovato un po' destabilizzante e, non dico prevedibile, ma intuibile. Più che altro non lo avrei fatto finire così ecco, ma questa è certamente un'opinione del tutto personale.

Il grandissimo pregio del romanzo restano a mio avviso i personaggi: le loro interazioni e le loro caratterizzazioni sono descritte in maniera impeccabile dall'autrice che, per quanto mi riguarda, è riuscita a creare un vero e proprio mondo in cui non vedo l'ora di ritrovarmici (ho già in libreria il secondo volume!). Assolutamente un romanzo che consiglio a tutti gli amanti del genere dunque, e anche a chi voglia provare qualche brivido durante la lettura, non ne rimarrete delusi!


Terza lettura del mese è stata Sulla pelle, della mia amata Gillian Flynn, autrice di Gone Girl (L'amore bugiardo) e Nei luoghi oscuri (Dark Places). Il romanzo, noto al pubblico anche come Sharp Object e da cui è stata tratta una serie tv che devo assolutamente recuperare, corrisponde all'esordio narrativo dell'autrice. Sulla pelle era l'ultimo libro che mi mancava da leggere e ora che ho approcciato l'intera bibliografica dell'autrice ho certamente una visione più chiara e totale del suo stile. Fermo restando che Gone Girl resta a mio avviso il suo lavoro più riuscito e completo, c'è da dire che anche Sharp Object non scherza. Sulla pelle è una storia cupa e malata, che si svela poco a poco, partendo in sordina per poi dispiegarsi ed in tutta la sua cupa realtà. Menzogne, segreti e verità troppo a lungo taciute nonché - ovviamente - morti sospette sono gli ingredienti fondamentali e il marchio di fabbrica dell'autrice.

In quanto esordio ho trovato Sulla Pelle un tantino un romanzo acerbo, sopratutto conoscendo e potendo paragonarlo all'attuale potenza di fuoco dell'autrice. Molti temi e "segni particolari" che sono per l'appunto la firma della Flynn sono qui riscontrabili a partire dall'ambientazione, passando per ritmo della narrazione e terminando sulla caratterizzazione dei personaggi. Sulla pelle non è affatto un brutto romanzo, anzi ci sono delle scene e dei concetti che non possono che essere definiti come disturbanti (e come ben sapete la cosa non ha fatto altro che che intrigarmi maggiormente) e allo stesso modo brillanti per come l'autrice li ha elaborati e integrati nella storia. Tuttavia - forse perché ho letto la bibliografia della Flynn al contrario - non posso non paragonare questo lavoro con il suo ultimo e trovarlo dunque deboluccio sotto certi aspetti, sopratutto per quanto riguarda il twist finale nel quale avrei gradito una spiegazione un po' più dettagliata. In ogni caso Sharp Object resta un'ottima lettura, decisamente consigliata a patto di essere pronti per un viaggio nei peggiori recessi e nelle più infime pieghe del comportamento umano.


Penultima lettura portata a termine durante il mese di Febbraio è stata La terra dei sogni di Vidar Sundstøl, primo romanzo dell'omonima trilogia portata in Italia da Einaudi in un unico volume. L'autore, norvegese, è famoso per mischiare nelle sue storie elementi tipici del folklore scandinavo con elementi più tradizionali della narrazione. Capite bene quindi che, con questa premessa, non potevo certo lasciarmi sfuggire una lettura del genere.

Nel mese di Febbraio ho letto il primo romanzo, un poliziesco ambientato nella regione dei Grandi Laghi, al confine tra Stati Uniti e Canada, dove una nutrita comunità di emigrati scandinavi ha da tempo colonizzato la zona e che improvvisamente si ritrova a fare i conti con il ritrovamento del cadavere di un turista norvegese orribilmente massacrato.

La narrazione di Sundstøl è lenta, a tratti quasi poetica e molto descrittiva; una scelta che solo apparentemente è in contrasto con il genere narrato. In realtà l'ambientazione e i personaggi stessi si sposano alla perfezione con il ritmo che l'autore ha scelto di imprimere alla vicenda, rispecchiando la sonnolenta attitudine degli abitanti del luogo verso un evento così inaudito.

La terra dei sogni non è una lettura per tutti, me ne rendo conto perfettamente. Innanzitutto lo stile, ma anche l'indagine stessa, che più volte si arrotola su se stessa per giungere infine a una "soluzione" e poi il finale, aperto e che richiede necessariamente la lettura dei seguiti per trovare una propria dimensione. Io stessa non sono un'amante dei libri così strutturati, ma in questo caso mi sono dovuta ricredere perché, nonostante i numerosi punti di discussione che la storia presenta (e su cui si può essere d'accordo o meno) il romanzo ha una sua dimensione e un suo perché. Mi è piaciuta la scelta controcorrente dell'autore e mi è piaciuta la sua originalità nel mischiare sapientemente non solo elementi folkloristici nordici ma anche relativi ai nativi americani e mi è piaciuta la scelta di mascherare dietro un poliziesco un'approfondita analisi psicologica dei personaggi. Certo, la parte più prettamente "thriller" avrebbe potuto presentare un'implementazione maggiore, ma onestamente attendo i seguiti per poter dare una valutazione a più ampio spettro. Per ora La terra dei sogni mi è piaciuto e mi ha incuriosito, vedremo cosa mi riserveranno i seguiti.


Infine ultima lettura di cui vi parlo è La vita perfetta, esordio narrativo di Reneè Knight, edito Piemme. Personalmente, nonostante le ottime critiche con cui è stato accolto il romanzo, ero un pelo perplessa (ma d'altro canto lo sono quasi sempre con ogni libro circondato da hype). Tuttavia questa volta mi sono dovuta ricredere e, naturalmente questo non può che farmi piacere. La Knight ha talento, questo va premesso. La quarta di copertina svia un po' rispetto quale sia la trama reale del romanzo, che si rivela molto più concreto, diretto e - lo dico onestamente - interessante di quello che a prima vista poteva apparire. I temi trattati sono tutt'altro che banali e mi è piaciuto come l'autrice si sia approcciata a essi. E' vero, in alcuni passaggi ci sono clichè prevedibili, ma nel complesso l'intreccio è solido e ben congegnato. Ci sono parecchi twist narrativi e, benché non tutti funzionano nel modo in cui sono stati concepiti, alcuni sortiscono effettivamente l'effetto desiderato. Anche i personaggi e la loro caratterizzazione mi ha convinto, sopratutto "il cattivo" della situazione la cui discesa verso il baratro tocca punte davvero intense e disturbanti. Una lunga e lenta discesa nella follia, sapientemente gestita dall'autrice.

Leggerò quindi sicuramente altro dell'autrice: uno perché onestamente merita e due perché sono curiosa di vedere se le abilità della Knight sono effettivamente concrete o si riveleranno una meteora.


E questo è tutto lettori! Queste sono state le mie letture del mese di Febbraio. Fatemi sapere cosa ne pensate e sopratutto cosa avete letto voi!




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