Buongiorno Lettori!
Come ogni fine mese eccomi con un nuovo recap sulle letture che ho terminato. Lettori, oggi è tempo di Wrap up!
Questo mese ammetto di essere in ritardo con praticamente qualunque cosa, post del blog compresi! Purtroppo (o per fortuna) ultimamente sono rimasta risucchiata dal lavoro e la sera torno sempre troppo tardi o troppo stanca per dedicarmi alla mia attività di blogging. Idem dicasi per i week end che passano sempre troppo in fretta, non lasciandomi il tempo per organizzarmi lato blog. Mi ritrovo sempre incastrata in qualcosa di più urgente, più importante o più necessario da fare. Questa mattina però ho detto che quando è troppo è troppo e così mi sono ritagliata a forza un paio di ore per sedermi dietro la tastiera e dedicarmi a una delle cose che adoro di più fare: parlare di libri.
Ottobre è da sempre il mio mese preferito dell'anno con le sue atmosfere autunnali e Halloween, e per questo avevo grandi progetti di lettura: avevo accuratamente selezionato la mia TBR in modo da avere una pletora di letture calibrate sul momento e su cui riponevo le mie più grandi aspettative. Come è dunque andata, vi chiederete voi? Beh diciamo che non tutto si è svolto secondo i miei piani e benché sia riuscita a portarvi una sola recensione su quattro dei romanzi letti, oggi vi propongo in sintesi le mie impressioni. Pronti?
Sono partita leggendo il romanzo meno hallowiniano dei quattro; un libro che stazionava nella mia libreria ormai dalla primavera scorsa e che nonostante tutto avevo un po' paura ad affrontare. Sto parlando de Il libro dei Baltimore di Joel Dicker, autore conosciutissimo e molto chiacchierato per il suo precedente romanzo, La verità sul caso Harry Quebert, che io ho letto ormai parecchi anni fa quando uscì per la prima volta in Italia. Essendo passato così tanto tempo dalla lettura, del suo esordio ricordavo semplicemente la sensazione di piacere che ne avevo ricavato a fine lettura. Ricordavo uno stile molto scorrevole, una lettura piacevole e una generale sensazione di benessere seguita dalla volontà di leggere altro dell'autore, anche se ho ormai dimenticato completamente la vicenda narrata. Dicker però è uno di quegli autori che o si ama o si odia, e i gusti letterari si sa che evolvono e cambiano con il tempo. Dunque a distanza di cinque/sei anni che impressioni ne avrei ricavato da questa nuova lettura? La risposta è stata che i miei ricordi combaciano ancora con i miei gusti. Il libro dei Baltimore, così come il precedente romanzo dell'autore, è una lettura scorrevolissima che mal si accosta alla mole del libro. Dicker ha una scrittura fluida, piacevolissima da leggere e totalmente accattivante, in grado di risucchiare il lettore all'interno della vicenda grazie a una vividezza non comune delle immagini che è in grado di evocare. Anche lo stile non è da meno e grazie al largo utilizzo di flash back e forward temporali riescie a impostare un'ottima dinamicità al testo conferendo, come sopra, quella fluidità che permette in ultima analisi una lettura snella e totalmente accattivante nei confronti del lettore. Tutto ciò però, va sottolineato, sono un perfetto diversivo e un ottimo esempio di camuflage narrativo nei confronti di quella che è la storia di fondo narrata. A ben vedere, infatti, la storia che Dicker ci propina non è nulla di che, ne per quanto riguarda i contenuti ne per quanto riguarda gli avvenimenti. Nel primo caso, infatti, ci troviamo davanti a una storia già letta e sentita mille volte: l'infanzia, l'adolescenza e la vita adulta di un gruppo di cugini che seguiamo attraverso il racconto del protagonista, Marcus. Anche per quanto riguarda il secondo aspetto non troviamo nulla di memorabile: l'intreccio infatti è povero e scarno di avvenimenti, anche se i continui cambi temporali e la suspense creata dall'autore intorno all'evento che viene denominato come Tragedia sono ottimi diversivi nello sviare il focus del lettore.
Ci sarebbe dunque molto da discutere su questo romanzo ma credo che in ultima analisi molto dipende da quelle che sono le nostre aspettative riguardo alla lettura. A me personalmente, nonostante le pecche che posso aver individuato in termini di contenuti e intreccio, devo dire che la lettura non mi è affatto dispiaciuta. Certo, la trovo un ottimo esercizio di intrattenimento ma in fin dei conti è questo quello che vado cercando in un romanzo: evasione e distrazione dalla realtà. Per questo quindi ho assegnato al romanzo il massimo punteggio.
Il mese è proseguito poi con la lettura di un romanzo di cui avevo sentito grandi lodi: Alex di Pierre Lemaitre. In realtà le lodi le avevo sentite più nei riguardi dell'autore che del romanzo, ma quando ho trovato il libro sulle bancarelle non ho resistito alla curiosità di provare anche io a leggere qualcosa di suo. Alex è il primo romanzo della trilogia dedicata all'ispettore Camille. La mia precedente esperienza letteraria con gli ispettori di polizia francesi (leggasi L'uomo dei cerchi azzurri di Vargas) non era stata delle migliori e speravo quindi di trovare un riscatto con questo libro. Beh, il riscatto in parte devo ammettere che c'è stato anche se, devo dire che mi aspettavo qualcosa in più. Il romanzo non è male sebbene la quarta di copertina spoileri molto più del dovuto, togliendo così al lettore gran parte del divertimento. L'ispettore Camille purtroppo non è tra i mie personaggi preferiti, anzi. Ho avuto serie difficoltà nell'empatizzare con lui (e anche con gli altri personaggi se è per questo) e nel relazionarmi con i suoi oscuri segreti passati, ma il ritmo di lettura è molto buono e passata la parte spoilerata dalla copertina il romanzo prende alcune svolte davvero inaspettate e ben costruite. Sopratutto il personaggio di Alex l'ho trovato molto interessante e oggetto di twist narrativi davvero ingegnosi. Purtroppo non ho digerito lo stile dell'autore che ho trovato troppo spigoloso, asettico e diretto per rientrare nelle mie preferenze; sopratutto l'uso della terza persona indiscriminatamente dai punti di vista adottati mi ha esasperata. Il mio giudizio è dunque un diplomatico 3,5/5. C'è sicuramente qualcosa di interessante in Lemaitre ma dovrei leggere altro di suo per essere pienamente consapevole delle sue potenzialità e ovviamente sicura dei mie gusti.
La terza lettura del mese è stato un romanzo che ho serbato accuratamente per questo periodo dell'anno: Nostalgia del sangue di Dario Correnti. Inutile negarlo, avevo grandissime aspettative per questo libro e ho dunque deciso di leggerlo a ridosso di Halloween dato i temi trattati. In questo caso non mi dilungo più di tanto perché ne ho parlato in maniera approfondita nella recensione che vi lascio qui. Dico solo che il libro mi è piaciuto, la storia non è esente da pecche, ma ha grandi potenzialità tra cui i personaggi e le atmosfere. Ci sono sicuramente dei punti da mettere in ordine tra cui spiccano i pov utilizzati e poi abbandonati e il finale che avrebbe potuto essere decisamente più pregnante di come è stato. Le potenzialità però ci sono tutte e dunque spero di leggere molto presto altro di Correnti per vedere quel miglioramento che mi auguro possa esserci. Per il momento ho assegnato al romanzo 4/5.
E poi arriviamo al pezzo forte. Il libro dei libri. La lettura delle letture. Il romanzo selezionato accuratamente per essere letto a cavallo di Halloween: Le notti di Salem di King. Inutile negarlo ne girarci attorno, per questo romanzo non avevo aspettative altissime. Di più. Non credo, anche adesso a lettura ultimata, di aver letto o sentito una sola critica negativa nei confronti di questo romanzo. C'è chi lo mette in lista ai preferiti, chi lo ha eletto il libro più terrificante di King e chi lo annovera nelle letture da fare almeno una volta nella vita. C'è chi non ci ha dormito la notte leggendo questo romanzo e chi inserisce Barrow (uno dei personaggi) tra i migliori personaggi della letteratura horror. Io, come mio solito invece, devo dire che ne ho ricavato la più grande delusione letteraria di quest'anno. Ebbene si, avete capito bene: a me Le notti di Salem non è piaciuto. O meglio, non mi ha lasciato nulla. E quando dico nulla intendo proprio il nulla più nulla. Non mi ha spaventata, non mi ha impressionata, non mi ha coinvolta. Non mi interessava la vicenda, i personaggi, le sorti della cittadina..insomma, lo so che sembra orribile da dire, ma onestamente non vedevo l'ora che finissero le pagine. Ho protratto la lettura fino in fondo nella speranza che ci fosse il twist narrativo decisivo, quello che avrebbe salvato capra e cavoli e invece nulla. A libro terminato ho tirato un sospiro di sollievo: l'agonia era finita.
Credetemi, mi spiace davvero moltissimo demolire così un romanzo di King, ma Le notti di Salem a me non è proprio piaciuto o meglio non mi ha lasciato davvero nulla, il che forse è ancora peggio.
Mi sono interrogata a lungo sui motivi per cui un romanzo così tanto osannato dai lettori a me invece sia stato del tutto indifferente. Forse il periodo in cui l'ho letto, così occupata dal lavoro come dicevo prima, ha influito sulla mia capacità di entrare in sintonia con il testo o forse ancora il sapere che si trattasse di vampiri fin dall'inzio ha minato la suspense che via via si andava costruendosi. In realtà, a voler essere onesti Le notti di Salem non differisce così tanto da altri romanzi di King che invece ho apprezzato molto di più perciò è davvero complicato trovare razionalmente una ragione per cui il libro non abbia funzionato con la sottoscritta. A volte forse, semplicemente, con i libri va così.
E questo è tutto cari Lettori. Fatemi sapere cosa ne pensate delle mie letture, se ne avete letta qualcuna anche voi o se qualcuna vi ispira più di altre. E naturalmente fatemi sapere cosa avete letto voi durante il mese trascorso.