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Francesca

Doppia recensione - Origin & L'amica pericolosa



Buongiorno Lettori,

oggi contrariamente al solito, vi porto insieme i miei pensieri su due delle ultimissime letture che ho concluso. Perché questa scelta? Semplicemente perché a volte capita che di una lettura conclusa non ci sia molto da dire, ma al contempo non volevo rinunciare al piacere di una "chiacchierata" - seppur virtuale - con voi.

E dunque eccomi qui, con la "trovata" della doppia recensione di due romanzi che non hanno assolutamente nulla in comune tra di loro, ma che a loro modo sono stati preziosi compagni di avventure durante questa settimana.



Andando in ordine cronologico, iniziamo da Origin, ultima fatica di Dan Brown e quinto romanzo con protagonista Robert Langdon. Edito per Mondadori lo scorso autunno, il romanzo ha 558 pagine e in formato hardback costa la bellezza di 25,00€ (15,99€ in formato digitale). Ora, prima che mi addentri nei meandri di questa recensione, una precisazione è d'obbligo per me. Ho cominciato a leggere Dan Brown quando avevo 12 anni e in Italia era appena stato pubblicato Il codice Da Vinci con tutto lo stuolo di polemiche e polverone mediatico che si era trascinato dietro. Ricordo ancora perfettamente come, mentre ero al supermercato vicino casa, implorassi mia madre di compramelo. Di prendermi finalmente un libro "da grandi" e di farmelo leggere. E alla fine mi accontentò, mi comprò quel romanzo che ho letto ma che ho compreso davvero solo anni dopo quando in occasione dell'uscita del secondo volume, Angeli e Demoni, l'ho riletto. Quando questo è accaduto avevo sedici anni e...in gita scolastica ci avevano appena portato a visitare il Cern di Ginevra (e se avete letto il romanzo il collegamento viene da se)! Perciò posso ben dire che con Dan Brown e Robert Langdon ci sono cresciuta e quando hai sedici anni e sei arrabbiata con il mondo e in cerca di un'identità, anche spirituale, leggere Dan Brown è un po' come fare un giro sulle montagne russe: ti balla il cervello dopo averlo finito.

Adesso sono cresciuta, ho cambiato tante cose nella mia vita, ne ho comprese alcune e per altre, invece, sono ancora alla ricerca di una sistemazione. Anche in fatto di letture sono un po' più "navigata" ho letto tantissimo da allora e ho affinato i miei gusti, perciò se in passato potevo rimanere impressionata da un bel twist narrativo e gridare al capolavoro adesso esigo di più. Tuttavia, non posso negare che Dan Brown occuperà per sempre un posto speciale nel mio cuoricino di lettrice. E' ridicolo? Forse. E' insensato? Sicuramente. Fuori da ogni logica? Assolutamente. Ma come si suol dire, al cuor non si comanda. Perciò, pur essendo perfettamente consapevole che Origin ha parecchi punti deboli, moltissimi aspetti che avrebbero potuto essere affrontati diversamente e che assolutamente è ben lungi dall'essere il capolavoro delle letteratura, non ho potuto esimermi dal dargli le cinque stelline. Chiamatelo guilty pleasure, chiamatelo essere di parte, ma la sostanza non cambia: Origin mi ha saputo intrattenere, mi ha divertito e, come sempre mi accade con i romanzi di Dan Brown, mi ha fatto riflettere. Certo è esagerato (anche se non ai livelli di Inferno il cui finale era al limite del ridicolo), sicuramente è inverosimile in alcuni punti, prevedibile in altri e vi sono decisamente tanti cliché narrativi che avrebbero potuto essere evitati, ma a questo giro me ne sono fregata. Dan Brown scrive in questa maniera, ormai lo so e per me va bene così, anzi probabilmente se così non fosse perderei il mio interesse nei suoi lavori. Perciò sì, il mio plauso va come sempre alle sue idee, che per me nascondono sempre un pizzico di genialità e al lavoro di ricerca, che si intuisce dietro la semplicità e la schiettezza del testo, e che io ho apprezzato e trovato importante in quanto cornice all'intreccio.

I personaggi potevano avere più spessore ed essere meglio tratteggiati? L'intreccio poteva essere meno ambizioso e più contenuto? Si poteva evitare di tirare in ballo anche in questo libro la Chiesa cattolica? Si potevano evitare banalità, ovvietà e stereotipi? Sì, sì, sì e sì. Sono perfettamente consapevole delle innumerevoli mancanze e lacune del testo, ma come detto prima, ho deliberatamente scelto di soprassedere durante la lettura.

E quindi cari lettori, siete stati avvisati. Il mio giudizio è dichiaratamente di parte e questa recensione non è affatto obiettiva. Per quanto mi riguarda, però, il romanzo mi è piaciuto tantissimo e si è portato a casa il massimo del punteggio pur non essendo affatto esente da difetti. Se deciderete di leggerlo perciò sapete a cosa state andando incontro: azione, tanti dialoghi e un pizzico di irrealtà, ma anche un'interessante riflessione e reinterpretazione di dove veniamo e dove andremo.


Coinvolgimento: 5/5

Stile: 5/5

Personaggi: 5/5

Vicenda/Narrazione: 5/5


Verdetto: 5/5

 

La seconda lettura lettura di cui vi parlo è invece L'amica pericolosa di Paula Daly, secondo romanzo dell'autrice, dopo Da quando sei scomparsa, a essere tradotto in Italia. Arrivato per Longanesi alcuni anni fa, mi aveva da subito incuriosito per la trama. Il romanzo ha 346 pagine e costa in formato hardback 15,00€ (7,99€ per la versione digitale).

Personalmente va detto che  ho un debole per gli intrecci che vedono tradimenti di amiche e amicizie che si infrangono o che comunque si rivelano ben lungi dal rapporto cortese, disinteressato e perfetto che a prima vista viene proposto.  A ben vedere in effetti il cosiddetto "trope" (o clichè) dell'amica che si rivela doppiogiochista e traditrice è effettivamente uno dei miei preferiti da leggere e se capita l'occasione non mi tiro certo indietro dietro di fronte a una nuova lettura del genere. E badate bene che non vi sto facendo nessuno spoiler perché qui, in maniera atipica rispetto a quanto accade in altri romanzi in cui il twist si svela solo sul finale, la situazione si esplica fin dalle prime pagine. Utilizzando capitoli decisamente visivi ed espliciti la Daly dipana fin da subito la situazione critica a cui la protagonista, Natty, dovrà far fronte. Fin qui tutto bene, quello che però l'autrice sceglie di metterci in mezzo tra l'inizio e il finale - che per altro io ho apprezzato particolarmente - è però qualcosa che io ho trovato estremamente incoerente. E non parlo solo delle azioni della protagonista, a cui volentieri avrei tirato un paio di schiaffi in più di un' occasione per il suo comportamento del tutto irrazionale e a dir poco infantile, ma anche stilisticamente con un alternanza di pov e narratore non troppo ponderati e in generale confusionario. L'idea che me ne sono fatta è di un testo che aveva buone potenzialità, ma che sono state gestite e articolate molto male, e che quindi a fine lettura purtroppo lascia al lettore poco se non nulla. Anche in fatto di personaggi, questo approccio - definiamolo caotico - ha portato la sottoscritta a non essere in grado di stabilire un rapporto empatico con nessuno dei personaggi e, alla fine della fiera, quando ho chiuso il romanzo, sono immediatamente scomparsi dalla mia testa.

Mi è piaciuto invece moltissimo il finale che ho trovato ben congegnato, scioccante quanto basta per far presa sul lettore e ...giusto, insomma (non mi dilungo troppo). Tuttavia - purtroppo - non è bastato per farmi risollevare le sorti del libro.

In conclusione L'amica pericolosa non è un brutto romanzo anzi, in giro circola di molto peggio, ma non è nemmeno al livello dei migliori che ho letto. Un libro discreto, con un intreccio potenzialmente interessante, ma che è stato gestito e articolato in malo modo e che non è in grado di esplicare e supportare bene le potenzialità intrinseche della storia. Peccato.


Coinvolgimento: 3/5

Stile: 3/5

Personaggi: 3/5

Vicenda/Narrazione: 3/5


Verdetto: 3/5






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