Buongiorno Lettori!
Oggi vi porto i mie pensieri sul libro d'esordio di una autrice britannica di thriller molto apprezzata e amata dalla community di booklovers e di cui anche io non vedevo l'ora di leggere qualcosa. Mi sarà piaciuto??
«La gente non cambia», ribatté amara Nina. «Diventa solo più scrupolosa nel nascondere il suo vero volto.»
Titolo: L'invito
Autrice: Ruth Ware
Serie: /
Casa Editrice: Corbaccio (Tea)
Pagine: 348
Formato: Harback, Brossura, ebook
Prezzo: 16,90 € cartaceo
9,90 € cartaceo
7,99 € digitale
Finalmente anche io posso dire di aver letto un romanzo di Ruth Ware! Fin dal suo esordio in libreria avevo sempre sentito parlare di questa autrice britannica e dei suoi thriller, ma non avevo mai avuto modo di sperimentarne uno sulla mia pelle e quindi di farmi un pensiero preciso sulla sua arte.
Devo ammettere che le recensioni che ho trovato in rete erano piuttosto variegate e molto contrastanti: infatti se da una parte schiere di lettori hanno sparso stelline come neanche a capodanno e hanno tessuto le doti della Ware esaltandone i twist psicologici e le svolte narrative inaspettate dei suoi intrecci; dall'altra parte altrettante numerose schiere hanno irrimediabilmente bollato i suoi scritti come noiosi, dozzinali e in definitiva trascurabili.
Ruth Ware si configura dunque come una di quelle autrici senza mezzi toni, di quelle che o si amano o si odia, senza via di mezzo. Personalmente ho cercato di approcciarmi alla lettura de L'invito in maniera estremamente serena; ho tentato di non farmi influenzare dai commenti che avevo visto o letto in modo da riuscire a fare un quadro della situazione quanto più possibile aderente alla realtà.
La verità è però che L'invito è un romanzo estremamente particolare, che rischia moltissimo di essere frainteso, sopratutto da un lettore poco paziente o che si aspetta un romanzo molto dinamico fin da subito. L'esordio narrativo della Ware è infatti estremamente sofisticato sotto questo punto di vista, in quanto parte decisamente lento, a tratti molto sottotono e per buona parte del romanzo oscilla in bilico tra la mediocrità e il noioso, finché non si scavalla circa la metà del romanzo. Ed è esattamente in quel momento che qualcosa nel ritmo e nell'intreccio cambio, ingranando la marcia e portando la lettura su un altro livello. Sarò sincera perché ammetto che più volte sono stata a un passo dall'abbandonare il romanzo bollandolo come scadente; per fortuna però ho resistito perché la piega improvvisa che prende la vicenda merita davvero di essere letta. Se per tutta la prima parte infatti l'intreccio è semplice, a tratti perfino banale, con una storia di fondo che mi ha fatto pensare di avere per le mani la versione stampata di un pessimo film dell'orrore di serie b; la seconda metà arriva invece come una secchiata di acqua gelida all'improvviso, risvegliando l'intorpidito lettore. Con un twist narrativo che prende decisamente le mosse di un enigma della camera chiusa (Christie docet) la Ware rimescola le carte in gioco, infondendo nuova vitalità e grip narrativo all'intreccio. Questo, insieme con il movente dietro le azioni del responsabile, sono stati gli elementi che hanno ribaltato il mio giudizio. Intendiamoci, L'invito è ben lungi dall'essere il thriller perfetto. Ci sono molti elementi che non mi hanno convinto: alcune lacune e inverosimiglianze a livello di trama si sono infatti rivelate decisamente troppo marcate per poter reggere logicamente e, in generale, non ho amato lo stile della Ware che ho trovato piatto e con poco appeal. Anche il personaggio di Lenora non mi ha fatto impazzire e sono riuscita a entrare in sintonia con lei (e a provare uno straccio di empatia) solo verso il finale. Tuttavia riconosco che nonostante il rischio corso dall'autrice nel perdere il lettore prematuramente, il twist narrativo principale funziona bene riuscendo a creare esattamente quel genere di sentimento che ricerco quando leggo un thriller. E questo ha ribaltato le sorti del romanzo, almeno per quanto mi riguarda.
In conclusione dunque, posso ben capire la netta separazione che L'invito ha prodotto nella schiera dei lettori. In effetti la portata delle rivelazioni finali è tale da poter spingere un lettore, soprattutto se occasionale in fatto di thriller, a non apprezzare il romanzo. Per quanto mi riguarda, però, leggendo per svago ed essendo sempre alla ricerca di quel brivido che un buon giallo sa regalare, sopratutto se psicologico, non posso che promuovere L'invito, nella speranza che dal prossimo romanzo l'autrice riesca a colmare le lacune che purtroppo hanno contraddistinto questo suo esordio.
Consigliato? Ni, lo consiglio solo su raccomandazione di non mollare il libro prima di essere arrivati almeno a metà del romanzo se non vi piacerà la prima parte. Da tenere inoltre in conto che il twist narrativo su cui si regge il romanzo potrebbe, a seconda dei vostri gusti in materia letteraria, non soddisfarvi del tutto.
Coinvolgimento: 4/5
Stile: 3/5
Personaggi: 3/5
Vicenda/Narrazione: 4/5
Verdetto: 3,5/5